IL SINGOLARE, MA NON TROPPO, CASO DELLA GERMANIA
Giancarlo Pagliarini
Una dettagliata analisi sulle possibili ragioni della diversa diffusione del Coronavirus in Germania rispetto all'Italia
Nel file PDF allegato vedete quello che è successo nella terribile settimana da Lunedì 23 fino alle ore 10 del mattino di Lunedì 30 Marzo. L’aumento più significativo di vittime e di contagiati è stato negli Stati Uniti: le percentuali dicono più 425% per i contagiati e più 288% per i morti. Lunedì 30 Marzo le vittime del COVID-19 in tutto il mondo erano 33.106. Più della metà erano cittadini Italiani o Spagnoli.

Questo non è logico. Pensateci: non può essere “per sfortuna” o perché “abbiamo cominciato prima”. A mio giudizio non possono non esserci motivi più profondi. Fino al 30 Marzo nel nostro paese ogni 100 contagiati abbiamo pianto 11 vittime. In Germania la percentuale è stata dell’1%. Le percentuali dell’8% (Spagna) e la nostra dell’11% diminuiranno sicuramente. Tuttavia le differenze restano enormi: dobbiamo cercare di capire da cosa sono generate. Al 30 Marzo i morti in Germania erano 455. In Italia 10.781: più di 20 volte.

Alla stessa data i contagiati “ufficiali” comunicati dalle autorità nazionali alla World Health Organization da Italia e da Germania erano rispettivamente 97 e 57mila.

In realtà sappiamo che i contagiati sono molto di più. Io, per esempio, per il momento sto bene, ma in teoria potrei essere un portatore sano del virus. Vorrei saperlo, vorrei controllare. Tutti dovrebbero farlo. Ma l’organizzazione del sistema paese al momento non lo consente: tamponi non ce ne sono, nemmeno per i medici.

Si cerca di spiegare la differenza tra Germania e Italia con tre motivi: 1) il modo di identificare le cause dei decessi (“con” il virus verso “per” il virus), 2) la più alta “età media” dei nostri concittadini e 3) il fatto che da noi la malattia è cominciata prima, Ma la differenza è troppo alta e non può essere ragionevolmente spiegata solo con questi motivi.

Ecco altri due motivi: uno è finanziario e l’altro riguarda l’organizzazione del nostro sistema sanitario.

1) Finanza: in questi anni non abbiamo investito a sufficienza nel sistema sanitario. La nostra spesa è di circa il 6,5% del PIL, e non regge il confronto con Germania (9,5 per cento), Francia (9,3 per cento) e Regno Unito (7,5 per cento). Da noi la quota dei pagamenti in spesa sanitaria direttamente a carico dei pazienti è del 23,5% . Nel resto d’Europa, la media è del 16 per cento.

Tra il 2000 e il 2017 in Italia è sceso del 30 per cento il numero di posti letto pro capite in ospedale, passando da 3,9 ogni 1.000 abitanti a 3,2, contro una media dei paesi Ocse del 4,7. Il Giappone ne ha 13,1, la Corea del sud 12 e la Germania 8. In Spagna sono 3.0, leggermente meno di noi.

Le vittime di questi giorni sono sicuramente figlie anche di questo numero, di questo piccolo 3,2.

Se abbiamo meno posti letto della Germania non è solo perché i signori che stanno a Roma (tutti: è facile individuare quelli che sono “peggio degli altri”, ma non riesco assolutamente ad individuare quelli che sono “meglio degli altri”) mi sembrano più interessati ai voti e alle prossime elezioni che alla sanità o ad altre cose sempre più necessarie, come una seria riforma federale.

Non abbiamo investito anche perché lo stato ha dovuto pagare ogni anno miliardi di Euro di interessi passivi, generati del nostro debito pubblico, figlio della “sovranità monetaria” gestita a Roma da uno degli stati più centralizzati, più egoista verso le generazioni future e peggio organizzati del mondo.

Dal 1980 al 2018 lo stato, con le nostre tasse, ha pagato interessi passivi per 3.872 miliardi di Euro. Nei 9 anni dal 2010 al 2018 il debito pubblico è costato allo stato in media 74.295 milioni all’anno, grazie all’Euro, altrimenti sarebbe costato il doppio.

Nel 2018 lo stato ha pagato per interessi passivi “solo” 64.662 milioni, vale a dire 177 milioni al giorno (al giorno!).

Ecco, pensate a cosa avremmo potuto fare, non solo nella sanità, se avessimo avuto meno “sovranità monetaria” negli anni 80 e 90.

2) Organizzazione: sul Corriere della Sera di Giovedì 26 Marzo, Giangiacomo Schiavi ha risposto a un lettore (Pino Landonio) che ha chiesto “Che cosa non ha funzionato qui?”. In quel caso il confronto non era tra i morti della Germania con l’Italia ma tra i morti del Veneto con quelli della Lombardia.

Ecco alcuni errori identificati da Schiavi:
1 - Quello di parlare di ospedali come aziende.
2 - Quello di trattare la sanità con logiche di mercato.
3 - Quello di ridurre i medici di famiglia a burocrati.
4 - Non rendersi conto che l’invecchiamento rendeva inadeguata la riforma sanitaria del ’78.
5 - Distruggere la rete territoriale degli ospedali concentrando tutto nelle «eccellenze».
6 - Tagliare i posti letto delle Medicine perché poco redditizi.
7 - Ignorare che i malati non sono numeri o scarpe da contabilizzare in un budget.
8 - Utilizzare l’ospedale pubblico per piazzare fedeli di partito e lottizzati, a scapito del merito.
9 - Usare la sanità come grimaldello di potere e affarismi inventando la competizione pubblico-privato.
10 - Lavorare a compartimenti stagni, ignorando che la sanità è il perno di un sistema sociale dal quale non possono essere esclusi i Comuni.

Voglio dire che questa non è la mia classifica personale dei difetti del nostro servizio sanitario, ma mi sembra giusto proporlo alla vostra attenzione perché anche questo elenco può aiutare a capire i motivi dell’incredibile differenza di vittime del Covid-19 tra il nostro paese e la Germania. E per organizzare meglio la sanità quando questo incubo sarà finito.

Giancarlo Pagliarini



Contagiati e deceduti in Europa e nel mondo tra il 23 e il 30 Marzo 2020

Interessi passivi generati dal debito pubblico della Repubblica Italiana a partire dagli anni '80

Nota sulla disponibilità di posti letto negli ospedali

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